RYO
UTSUGI, AKIRA FUDO E VIOLENCE JACK - GLI EROI "DEMONIACI"
DI GO NAGAI
Verso
la fine degli anni '60, dopo una più che discreta
carriera di fumettista satirico, incentrata su manga comici
che spesso palesavano forti richiami e allusioni di tipo
sessuale (su tutti va citata: La scuola senza pudori),
il già allora noto autore nipponico, Go Nagai,
decise di cambiare genere e di orientarsi sul filone delle
avventure horror, seppure questa tipologia di fumetti
poteva mal conciliarsi allo stile ancora grezzo ed al
tratto molto caricaturale dei suoi disegni.
Com'è
facilmente logico pensare, questo cambio narrativo fu
molto graduale è passò da prima con la realizzazione
di opere minori e meno articolate come: "Lo shock
del piccolo Susumu"e "Il professore annoiato
della scuola" per poi arrivare infine ai suoi ben
noti successi del calibro di Mao Dante (purtroppo incompleto),
Devilman e Violence Jack, giusto per dover di cronaca
in questa cerchia di demoniaco terrore cartaceo dovrebbe
essere inserito di diritto anche Shutendoji, la cui trama
si basa su una raccapricciante storia di demoni orientali,
ovvero gli Oni (una specie di orchi) che ha come protagonista
l'ennesimo studente liceale di nome Jiro Shutendo.
Senza
necessariamente passare al setaccio questi tre indiscutibili
capolavori del genere orrorifico (pieni per non dire ricolmi
anche di elementi puramente splatter), vale a dire Mao
Dante, Devilman e Violence Jack si riesce subito a notare
che i primi due titoli sono molto speculari visto che
Nagai volontariamente prese molto più che un'idea
dell'incompiuto Mao Dante per dare poi vita alla sua creatura
più riuscita, cioè Devilman, tuttavia sebbene
non proprio così nitidamente anche Violence Jack
è legato a doppio filo in particolar modo al manga
dello stesso uomo-diavolo.
Scendendo
più nel particolare, bisogna riconoscere che se
da un lato Mao Dante ha il pregio di dare inizio al filone
demoniaco targato Go Nagai, va pure ammesso che si tratta
di un opera alquanto blasfema e anti-cristiana in alcuni
suoi punti, senza contare che rimase incompleta a causa
della prematura chiusura della testata su cui nel '71
veniva pubblicata in Giappone; Tutto sommato, questo errore
di noviziato sarà utile allo stesso Nagai per creare
proprio dalle ceneri di Mao Dante il suo manga più
rappresentativo, ovvero Devilman, in cui pur inoltrandosi
in una tematica religiosa non viola o lede in nessun caso
i suoi alti valori mistici; Mentre in Violence Jack, la
cui storia venne saltuariamente ripresa più volte
dal Maestro non si pone l'accento su una qualsiasi spiritualità
(reincarnazione del protagonista a parte) ma soltanto
sul valore della vita (spesso e volentieri assente) in
un contesto misto di violenza e miseria.
Gli
elementi che subito saltano all'attenzione dopo una rapida
occhiata sono le tematiche dark per eccellenza presenti
in qualsiasi fumetto horror: Malvagità tirannica,
violenza incessante, follia perversa, vendetta cruenta,
e via via discorrendo su questa falsa riga, ma ciò
che veramente Nagai riesce sagacemente a miscelare nelle
sue "Opere Nere" è la costante di un'umanità
corrotta e torbida fino all'inverosimile, il non proprio
comune gioco degli opposti (il male che diventa bene e
viceversa) ma soprattutto è quella sorta di sottilissimo
velo (in cui si fondono contrastanti ragioni ed obiettivi)
che fa da tenue divisore tra le fazioni avverse, spesso
così labile che ad un certo tratto fa mutare le
carte in tavola; E così chi fino ad allora aveva
torto marcio in fondo ha un pò di ragione e chi
in avvio lotta per un ideale giusto alla fin fine, invaso
da una serie infinita di dubbi amletici, tende a ricredersi
del tutto o ci va molto vicino.
Altro
elemento d'indubbio interesse è dato dalla genesi
delle creature demoniache nelle varie storie: Mao Dante
è l'ibrido più complesso, infatti nasce
dall'aggregazione di due dinosauri (un pterodattilo ed
un tirannosauro per l'esattezza), di un velivolo spaziale
fornito delle più tecnologiche armi belliche e
di un giovane uomo, cioè appunto Ryo Utsugi; Devilman,
è il potente essere generato dalla fusione del
puro ed innocente liceale Akira Fudo con il sadico e feroce
demone Amon durante una macabra messa nera diventata poi
un vero e proprio bagno di sangue; Mentre Violence Jack,
non mostra particolari mescolanze eterogenee di varie
nature ma essendo una reincarnazione di un personaggio
molto conosciuto del Nagai, sebbene per sommi capi vale
lo stesso discorso d'incroci fatto in precedenza.
Oltre
all'ibrida natura dei protagonisti, un'altra cosa che
di certo non passa inosservata e la variegata tipologia
dei nemici che i protagonisti si trovano a fronteggiare:
In Mao Dante, Ryo Utsugi deve vedersela addirittura con
Dio (tratteggiato da Nagai come una specie di malvagia
entità spaziale che in passato aveva invaso la
Terra ed assoggettato gli uomini al proprio volere), in
Devilman, Akira Fudo combatte contro Lucifero e le sue
primordiali orde sataniche (che vogliono ferocemente riprendersi
il mal tolto sterminando tutta la colpevole razza umana),
mentre Violence Jack se la prende contro chiunque abbia
la disgrazia di trovarsi nell'inferno del Kanto (cioè
in quell'estesa pianura dove un tempo sorgeva la metropoli
di Tokyo, ormai ridotta ad un cumulo di macerie desolate
in seguito ad un devastante terremoto senza precedenti
e divenuta per questo meta e rifugio dei più efferati
criminali a piede libero).
Altro
particolare di notevole rilevanza riscontrabile nelle
opere demoniache del Nagai, è quello riguardante
gli innumerevoli e inaspettati colpi di scena presenti
appunto in questi manga, che oltre a sconvolgere trame
già fin troppo intricate, tendono a disorientare
non poco il lettore che talora si trova davvero in balia
della delirante maestria narrativa dell'autore; In tal
senso, sono lampanti gli esempi di Ryo Utsugi in Mao Dante,
che oltre ad essere figlio di un importante adepto cristiano
è anche il Re demone Dante, di Lucifero in Devilman,
che riesce a celare la sua "satanica" identità
dietro l'amichevole figura di Ryo Asaka o di Violence
Jack che come vedremo non è altro che lo spirito
reincarnato del giovane Akira Fudo.
Ponendo
un maggior risalto alle figure dei protagonisti (per altro
molto simili) di Mao Dante e Devilman, ovvero Ryo Utsugi
e Akira Fudo e tralasciando per ora la titanica mole distruttrice
del terribile Violence Jack, occorre subito sottolineare
una cosa importante, Nagai, a dispetto di molti altri
disegnatori (tranne l'americano Stan Lee con il suo Peter
Parker/Spiderman) genera il proprio super-eroe in modo
molto diverso dallo stereotipo comune. Detto in parole
più semplici, i personaggi che dovrebbero con le
loro azioni mettere un freno al perversare di una malvagità
dispotica sono semplici ragazzi liceali che da un giorno
all'altro per una forza (demoniaca) maggiore sono obbligati
a calarsi rapidamente in una realtà radicalmente
opposta, andando di fatto contro la loro stessa natura
ed indole.
Detto
così, chiunque sia amante dei manga d'azione ed
avventura potrebbe liberamente dire che non è la
prima volta che dei ragazzi si pongono come salvatori
del genere umano o dei più deboli e indifesi...
Ciò è sicuramente vero, poiché è
un dato di fatto accertato, ad esempio i vari bronze-saint
in Saint-Seiya, Rufy e la sua Ciurma in One Piece o Son
Goku & friends in Dragon Ball... Ma tutti questi celeberrimi
personaggi e tanti altri che non ho citato, sono tutti
provetti combattenti, allenati fin dalla più tenera
età nella lotta o nell'eccellere nelle sfide corpo
a corpo, infatti il gene del combattimento c'è
l'hanno nel sangue; Mentre Ryo Utsugi (figlio del Capo
di una setta Cristiana) in Mao Dante e Akira Fudo (uno
pavido secchione senza spina dorsale) in Devilman, prima
della loro fusione con il Re demone Dante ed il feroce
diavolo Amon erano tutto tranne che audaci guerrieri pronti
a lottare in prima persona per il bene dell'umanità
(o della propria specie d'appartenenza).
Con
Violence Jack, Nagai, muta di molto il suo ideale di protagonista
non solo nella forma ma anche nella sostanza, il titano
dalla forza bestiale e dalla ferocia primordiale non solo
nell'aspetto è ben diverso da Ryo ed Akira; E questo
lo si deve al suo particolare stato d'animo tormentato,
straziato da un profondo malessere che deriva da una vita
precedente segnata da un epilogo talmente così
apocalittico che ancora lo perseguita senza tregua. Per
chi non lo sapesse Violence Jack non è altro che
la reincarnazione di quel Akira Fudo/Devilman che muore
durante la battaglia finale fra i devilmen e i demoni;
Jack vaga nell'inferno del Kanto, portando distruzione
e morte dovunque la sua titanica ombra si posa, per lui
nessuno è degno di salvezza, l'unica giustizia
ancora valida in quella Tokyo martoriata da continue scosse
sismiche e che sia le vittime che i loro carnefici si
annientino vicendevolmente e lui fa si che questo accada
sempre e comunque.
Ad
un certo punto a causa di eventi o situazioni destabilizzanti,
sebbene in modo abbastanza diverso tutti i protagonisti
dei tre manga vivono una sorta d'involuzione (o qualcosa
di simile): Ryo Utsugi dopo la sua fusione con Dante e
preda di snervanti interrogativi ricchi di dubbi ma orfani
di risposte sulla propria natura; Akira Fudo prende coscienza
a sue spese della spregevole immoralità umana,
paragonando in tutto e per tutto gli uomini ai demoni;
Violence Jack invece tende gradualmente a migliorare,
riuscendo a scorgere un possibile spiraglio di luce negli
ideali (quali fratellanza ed aggregazione) dei tanti bambini
randagi che quotidianamente fra stenti, abusi e soprusi
lottano lo stesso per continuare a vivere.
Malgrado
ci sia questa netta diversità a livello di coscienza
o stato d'animo, c'è un elemento caratteriale comune,
una specie di anello di congiunzione che lega Ryo, Akira
e Jack. Ed è quella solitudine angosciante che
spesso mestamente li opprime, seppure avvertita da ognuno
di loro in modo soggettivo e particolare: in Ryo si manifesta
nelle ripetute e interminabile riflessioni su chi sia
realmente, in Akira, l'assillo ha inizio quando si accorge
della vera natura umana: infida e immorale, mentre in
Jack ciò gli scaturisce da una specie di diffidenza
innata; Comunque questa loro solitudine sfocerà
nel risentimento crescente verso l'uomo e nell'abbracciare
una causa nuova e giusta, rivolta a cambiare in meglio
una situazione tanto indegna quanto insostenibile.
L'autore
ha la capacità di proiettare il lettore in mondi
tetri e cinici, dove la violenza la fa sempre da padrone
e perciò i suoi stessi protagonisti non disdegnano
affatto di usare gli stessi brutali mezzi dei propri nemici
giurati al fine di giungere all'agognata vittoria finale;
Ed è forse per questo che Ryo Utsugi, Akira Fudo
e Violence Jack sono personaggi che emanano un fascino
misterioso ed arcano, che rispecchiano appieno lo stile
nudo e crudo di Go Nagai, che costantemente ritrae scenari
lugubri ed insalubri dove la violenza è l'unica
forma di comunicazione significativa e ciò talvolta
comporta una maggiore efferatezza proprio da parte dei
suoi personaggi (che vengono perciò etichettati
come eroi atipici o inusuali) che ripagano con la stessa
moneta, l'insana malvagità che gli si para dinnanzi
lungo il loro cammino da incubo senza fine.
Dambei & Marco Contursi
(le
foto sono state tratte dalla rete).