RX-0 UNICORN GUNDAM by Alessio

Parlare di Gundam è sempre difficile. Troppo vasto questo mondo e troppe le cose da sapere per potersi esprimere con la dovuta padronanza.
Tuttavia con la dovuta umiltà proveremo a rendere giustizia ad una delle infinite creature di questo mondo.
Ammetto che di Gundam Unicorn ci sono tante cose che ancora non so. Questa serie OAV, trasposizione di un romanzo illustrato, sebbene originariamente programmata in 6 puntate, è stata estesa con l’aggiunta di un settimo e conclusivo episodio, non ancora disponibile. Per scelta personale, dopo aver visto i primi due episodi grazie al fan sub, sto attendendo la definitiva conclusione dell’opera per gustarmela senza insopportabili attese.
Unicorn è la prima serie animata di Gundam a uscire in Asia, America ed Europa simultaneamente, tradotta in dieci lingue diverse, e la prima tratta da un romanzo originale. La trasposizione in anime è stata richiesta a gran voce da fan di tutto il mondo, curiosi di conoscere meglio le vicende dello Unicorn Gundam e del presunto ritorno in scena di Char.
Evito quindi di dilungarmi ulteriormente sulla trama di questa storia, per passare subito al modello del soggetto principale della serie.
Gli innumerevoli soggetti dell’universo Gundam sono solidamente e solitamente legati al mondo dei kit. Eppure non sono inusuali realizzazioni di modelli assemblati. Una delle principali linee in tal senso è la Metal Composite, che come il nome stesso suggerisce è caratterizzata dalla presenza di nobile materiale per la realizzazione della struttura portante del modello. Il metallo quindi si intravede appena, ma appaga i fanatici del die-cast nella confortante sensazione di peso che l’oggetto trasmette.
Una significativa caratteristica del modello è la sua trasformabilità. Non è certo il primo Gundam trasformabile. In effetti, anche il primo storico RX-78 pur non trasformandosi nasceva dall’unione del Core-Fighter trasformato nel torso del robot con gambe e busto. Già lo Z aveva due configurazioni, e la trasformazione del Gundam diviene nel tempo cosa tutto sommato comune.
Decisamente meno usuale è quanto accade al Gundam Unicorn. Questo in effetti evolve in una differente, e più potente, configurazione, la Destroy. Dalla configurazione originale, caratterizzata dall’insolito corno frontale che da il nome al modello, si ha una variazione, modifica e miglioramento, che riguarda letteralmente ogni parte del mecha.
Questa caratteristica è ovviamente riproposta nel Metal Composite, come è noto. Sebbene quindi banale dirlo, è tuttavia opportuno ricordare questa intrinseca caratteristica del modello. Questo perché a volte si finisce con troppa facilità a giudicare il nostro interesse verso un modello semplicemente se il soggetto sia o meno di nostro gradimento, per via del nome o dell’estetica. Va però giustamente riconosciuto anche il valore tecnico del modello.

LA SCATOLA
Non troppo piccola, per la verità. 38x28x10 centimetri. Sobria la grafica, che propone sullo sfondo ad effetto sfocato del primo piano del modello, l’unicorn nelle sue due configurazioni. Le due configurazioni si spartiscono poi le facce laterali della scatola, per poi essere ancora riproposte nel lato posteriore, in cui è rappresentato il fronte e il retro del modello sia in Destroy Mode che in Unicorn Mode.
Aprendo la scatola, si scopre un’appagante confezione in polistirolo, che alloggia il modello e alcuni accessori. Altri, come le 3 coppie di mani alternative e la basetta, sono invece riposte in un bel blister.
Nella classica bustina, si trova infine l’usuale libretto illustrato che correda le produzioni di pregio di Bandai.
Considerando che in taluni casi questo libretto illustrato viene a mancare o si riduce ad una triste pagina in bianco e nero ripiegata, va sottolineato un libretto di 12 pagine, in pesante carta patinata e piena di illustrazioni a colori.
E le illustrazioni sono effettivamente utili, proprio per guidare passo passo nella trasformazione in Destroy. Di per sé nessun passaggio è particolarmente complesso, ma come già detto non c’è praticamente parte del modello che non sia interessata alla trasformazione, dalla testa ai paralombi, dalle spalle ai piedi.
Il Gundam ha un bel numero di accessori, in particolare diverse armi, tra cui due spade laser e 4 differenti bazooka, con caricatori di varie fogge per arricchire ulteriormente il modello.
La già citata basetta di colore bianco, seppure piuttosto semplice, è un dettaglio che personalmente ritengo irrinunciabile per un oggetto venduto come modello da collezione. L’uso poi è a discrezione. Tra l’altro, questa basetta (sprovvista di alloggiamenti per accessori) ha un sottile supporto posteriore che potrebbe insinuare dubbi fuori luogo sulla stabilità del modello.

IL MODELLO
240g per 23cm in Destroy Mode. Questi i primi freddi dati per cominciare a illustrare il modello. Come tutti i Metal Composite, anche questo Gundam è caratterizzato da una struttura metallica pressoché invisibile, in quanto le parti a vista sono tutte in plastica (fanno –forse- eccezione i pannelli copri caviglie e le braccia). La plastica è comunque ottimamente verniciata di un bianco leggermente perlato. Molte le decals, tipiche di tutti i Gundam e ben note a chi si sia cimentato con i kit.
Articolazioni:
Il modello ha un gran numero di articolazioni, tutte con sistema ad attrito ma molto stabile.
Le spalle ruotano di 360° rispetto al tronco. A loro volta, le braccia ruotano completamente sull’asse e hanno un’escursione dal basso in alto abbondantemente sopra i 100°. Il gomito ha l’oramai diffusa configurazione a doppio snodo, uno sul braccio e uno sull’avambraccio, per amplificarne l’escursione. Nel complesso la mobilità delle braccia non fa gridare al miracolo, avendoci Bandai abituati a questi standard, ma è assolutamente soddisfacente.
Il collo ha un unico punto a snodo sferico. La mobilità della testa non è quindi eccelsa, ma dubito che in molti si lamenteranno di questo.
Il busto può ruotare di 360° sul bacino, senza però aggiungere escursioni in flessione.
Particolari i supporti all’articolazione delle anche, in metallo, che liberati in fase di trasformazione tramite il sollevamento di un pannello posteriore, si aprono ruotando verso il basso di 90° andando di fatto ad allargare la distanza stessa delle gambe. Questo movimento, nato per esigenze di trasformazione, concede alle gambe del Gundam una mobilità laterale eccezionale, con un’apertura reale di 180°. Tuttavia questo porta a quello che è probabilmente l’unico grosso difetto del modello, il movimento avanti-indietro delle gambe. Queste sono collegate al supporto di articolazione (diciamo il bacino) tramite uno snodo apparentemente sferico, ma che in realtà permette la sola rotazione semplice dello snodo stesso rispetto al supporto. Difficile da spiegare, ma in buona sostanza il concetto è che con il supporto tirato su (come previsto per configurazione Unicorn) le gambe possono flettere solo un po’ avanti e indietro, tra l’altro andando ad allargarsi contemporaneamente al sollevamento, con un movimento decisamente particolare.
Tuttavia, quando il supporto di articolazione viene abbassato ruotandolo di circa 90° per la configurazione Destroy, la giunzione che prima permetteva il sollevamento della gamba, si viene a trovare in asse alla gamba stessa, consentendone non più il sollevamento ma solo la rotazione sul suo stesso asse. In pratica, in configurazione Destroy fondamentalmente le gambe non si possono muovere in avanti e indietro.
Anche le ginocchia, per via delle varie appendici, hanno un’escursione non eccelsa, di poco inferiore ai 90°. Apprezzabile per contro quella della caviglia, ancor più se si considera che i piedi stessi sono oggetto di una trasformazione alquanto articolata.
La trasformazione, che slancia il modello di quasi 2cm, mette in evidenza notevoli particolari rossi traslucidi, molto belli e d’effetto, che cambiano drasticamente l’aspetto essenzialmente monocromatico dell’Unicorn.
Da menzionare la trasformazione della stessa testa, che non si limita all’apertura del corno in due lunghe antenne di più evidente richiamo “gundamico”, ma che similmente passa da un volto abbastanza piatto ad uno più propriamente “da gundam”. Trattandosi di un particolare oggettivamente piccolo, è un gran bel lavoro.
CONCLUSIONE
L’impatto del Gundam Unicorn, specialmente in configurazione Destroy, è notevole e si fa apprezzare. Il modello è indiscutibilmente ben fatto, con una cura fuori dal comune sia per la progettazione che per la realizzazione (nel mio modello non si nota alcun segno di distacco da sprue né difetti di verniciatura, per quanto evidentemente facilitata dalla monocromia del soggetto). Alcuni limiti nella mobilità delle gambe sono effettivamente stonature, ma giocando si trovano compromessi tutto sommato accettabili.
Come oramai parecchi modelli delle serie Metal Composite e soprattutto Metal Build, questo Unicorn è stato originariamente proposto ad un prezzo assolutamente congruo, data la bontà del modello e la buona gamma di accessori, inclusa la basetta. Tuttavia la limitata reperibilità a distanza di qualche mese ne ha fatto lievitare esageratamente il prezzo. Io l’ho recuperato a prezzo eccezionale grazie ad un’asta fortunata (rare, ma esistono ancora!). Francamente, pur piacendomi molto, non mi sento di incoraggiarne l’acquisto a prezzi da isteria collettiva. Oggettivamente non credo valga i 200 euro o quasi a cui mi è spesso capitato di vederlo proposto. Tuttavia, se siete presi dalla febbre di Gundam, difficile dimenticare che questo mecha è tra i più azzeccati degli ultimi anni. Insomma, come sempre fatevi guidare dalla vostra passione e dalla vostra testa…

Un saluto e alla prossima

Alessio

(le foto sono state realizzate da Mazingetter)