Nell'estate del 2007 Marmit annunciava, con la pubblicazione delle relative foto, il quinto soggetto della serie Daigokin sorprendendo tutti per la singolarità e l'originalità della scelta fatta. Se infatti i precedenti giganti di metallo prodotti da Marmit erano stati i 3 robot della santissima trinità nagaiana (Mazinger Z, Great Mazinger e Grendizer), con il Daigokin numero 5 la casa nipponica ha dato un netto cambio di direzione a quella serie di modelli che nel nostro settore vengono considerati come le Ferrari del collezionismo producendo non un robot ma una astronave. Stiamo parlando della bellissima nave spaziale Andromeda, che può essere ammirata nel film Farewell to space battleship Yamato: in the name of love, e nella seconda serie, in 26 episodi come la prima, risalente al 1978 e preceduta dal suddetto film, in cui compare come antagonista della Yamato stessa rappresentando una nuova generazione di navi spaziali da combattimento in procinto di mandare in pensione il buon vecchio Argo, mestamente destinato allo smantellamento. Il film andrà poi incontro a uno sviluppo della trama tale per cui la space battleship Yamato tornerà ad essere la protagonista a tutti gli effetti svolgendo un ruolo di primo piano nella difesa della terra. Ebbene, dopo innumerevoli rinvii dell'uscita (legati, sembra, a poblemi di stampo) ed un ritardo di più di un anno, nel novembre del 2008 ho finalmente potuto soddisfare i miei desideri acquistando questa stupenda riproduzione in scala di una delle mie navi spaziali preferite, di seguito vi vado ad elencare le impressioni suscitatemi da questo oggetto.
La scatola
E' la tipica scatola in cartoncino rigido lucido dei Daigokin, ed è come da tradizione assai difficile da aprire per l'ottima tenuta del coperchio e l'effetto quasi sottovuoto che ne consegue.E' grande, molto grande, ed è pesante, molto pesante. Entrambe questi fattori la rendono un facile bersaglio delle attenzioni dei doganieri, aspetto da tenere attentamente in considerazione nel caso di acquisto dall'estero. Misura 51 x 24 x 17 cm per un peso di 2530 grammi. Bello l'artwork del coperchio, con il grosso nome, l'astronave ritratta in navigazione nello spazio e l'immagine della terra sullo sfondo. In laterale sono riportati i dati tecnici del modello e vengono decantati i suoi 45 cm di lunghezza per 1000 grammi di peso (in realtà quest'ultimo è di poco inferiore).
Il contenuto
E' costituito da un grande contenitore in polistirolo diviso in una parte inferiore ed una superiore,rimuovendo quest'ultima si accede agli alloggiamenti nel principale del quale è adagiata,protetta dal contatto col polistirolo con strisce di plastica millebolle, l'Andromeda. In basso a sinistra trova posto l'alloggiamento per il piedistallo e, al di sopra di esso, nell'angolo superiore sinistro del contenitore, quello per le 8 appendici in plastica da applicare sulla nave.La scatola contiene anche uno scarnissimo foglio illustrativo indicante le sedi di aggancio dei vari pennoni, diversi tra di loro per lunghezza.
Andromeda
L'astronave è chiaramente molto pesante (è pur sempre un Daigokin) e indipendentemente da quanto riportato sulla scatola la mia personalissima bilancia indica 905 grammi. La lunghezza è invece confermata, 45 cm (in pratica scala 1:610 dato che l'astronave ha una lunghezza ufficiale di 275 metri), rappresentando tra le spaceships che possiedo quella dalle dimensioni certamente più cospicue. Ciò che meraviglia è invece il peso del display stand, questo, completamente nero, è realizzato con uno strano materiale sintetico simile alla pietra e pesantissimo, da solo sposta la lancetta della bilancia sui 540 grammi. Ha una base rettangolare di 20 x 9 cm e su di essa è applicata una targhetta metallica su cui è indicato in giapponese il nome del soggetto. Le antenne da applicare si attaccano con facilità e sono in plastica rigida, credo che sarebbe stato più intelligente se fossero state realizzate in plastica più morbida o in pvc, così da minimizzare i rischi di rotture accidentali. In plastica sono anche le batterie di cannoni, queste sono mobili, le torrette ruotano di 120 gradi circa e i cannoni sono indipendenti l'uno dall'altro potendo essere spostati singolarmente in alto e in basso. Occhio comunque a maneggiarli, soffrono di una certa delicatezza a livello delle antennine che li sormontano, quelle di una delle due torrette anteriori infatti si sono staccate mentre la spostavo. Poco male, basta una goccia di colla per plastica e tutto torna come nuovo ma ricordiamoci che stiamo pur sempre parlando di un oggetto che costa ben più di 300 euro e che quindi certe cose non si dovrebbero verificare. La verniciatura è ottima e distribuita in strato sufficientemente spesso ed uniforme, molto buona in ogni dettaglio, anche a livello delle invecchiature distribuite lungo le pannellature principali e non presenta particolari irregolarità, lo stesso dicasi per la verniciatura gialla in corrispondenza dei reattori. Accanto alla space battleship Yamato bpx-01 Bandai va a comporre un duo spettacolare, le invecchiature la rendono infatti meglio accostabile a quest'ultima, essendo anch'essa ricca di pannellature che le conferiscono un aspetto usurato dal tempo. Il corpo centrale è totalmente in metallo e comunque non è pieno ma presenta parti cave, in particolar modo nella porzione centrale del ponte. La torretta principale e tutte le appendici più esterne sono in materiale plastico. Complessivamente stiamo quindi parlando di un buon prodotto anche se c'è una cosa che non ho davvero digerito e che in un articolo "di elite" come vuole essere questo Daigokin non è francamente accettabile, sto parlando di quella evidente e bruttissima linea di giunzione tra le due metà dell'astronave che ne percorre il ponte longitudinalmente dal muso fino alla coda, cosa che in un'astronave Aoshima, tanto per fare un esempio, non si è mai vista essendo questi tipi di dettagli curati in modo più intelligente e meno vistoso. A questo punto un paragone con altri prodotti dello stesso livello diventa doveroso. Premesso che considero Aoshima la numero uno nella produzione delle astronavi (di gran lunga superiore anche a Bandai) c'è da chiedersi se valga la pena spendere per questa Andromeda solamente perchè appartenente alla serie Daigokin una cifra con cui potremmo tranquillamente acquistare 2-3 signore astronavi Aoshima. Badate, non sto dicendo che questa Andromeda mi ha deluso, sto affermando solamente che il prezzo è assolutamente eccessivo per ciò che questo modello è effettivamente. Se poi vogliamo infierire dicendo che le astronavi Aoshima sono spesso dotate anche di led luminosi (cosa di cui non vi è la men che minima traccia su questa spaceship) e di altre piccole chicche tipo miniature oltre ad avere probabilmente una percentuale di metallo più alta (il Super Atragon lungo 5 cm meno pesa appena 5 grammi in meno!), facciamolo pure.
Per concludere
Come detto il modello è davvero bello, molto curato, e data l'indubbia bellezza del soggetto insieme alle altre astronavi Aoshima e Bandai fa davvero un figurone. Ovviamente le cifre richieste, come per tutti i Daigokin, data la loro (supposta) limitatezza, sono da considerarsi proibitive. Difficile pensare di riuscire ad acquistarla al di sotto dei 300-350 euro. Il consiglio è quindi quello di comprarla se la disponibilità economica lo permette e il soggetto piace, e soprattutto se si è già in possesso di un parco astronavi relativamente completo. Se così non fosse, come già accennavo nel corso della recensione, è preferibile spendere la stessa somma per arricchire la vostra collezione con 2-3 belle astronavi Aoshima (di primo acchito mi vengono in mente le due Arcadia e la Queen Emeraldas) che nulla hanno da invidiare a questa Andromeda. In altre parole non lo considero un oggetto di prima fascia, ma bensì un modello da acquistare, se le finanze lo permettono, solo in seconda battuta in presenza di una collezione già ben avviata. Un caro saluto da Stefano-Mazingetter e un arrivederci alla prossima recensione.
Mazingetter
(le foto sono state realizzate dall'autore dell' articolo).