FREEDOM GUNDAM BANDAI by Guitar Hero 78

Mobile Suit Gundam SEED: dopo le serie classiche, è probabilmente uno dei più apprezzati Gundam-anime sin dalla sua uscita nipponica nel 2002, edito da Sunrise. Nei 50 episodi che costituiscono la serie, in una timeline parallela alla nostra, la Terra è ancora una volta in conflitto con le sue colonie, e il giovane Kira Yamato, abitante della colonia neutrale Heliopolis, rimane coinvolto nel furto di 5 prototipi di armature mobili di proprietà dell’Alleanza Terrestre da parte della ZAFT, che per l’appunto sono le fazioni in campo. La storia lo metterà ai comandi del Freedom Gundam e al centro di un conflitto che da quel momento lo riguarderà in prima persona.

Seconda uscita regolare (o la quarta, considerando anche quelle Tamashii limited) per la linea Metal Build by Bandai, dopo l’eccellente 00 Gundam arriva dunque anche il Freedom. Considerato che in mezzo alle due uscite la casa nipponica ha piazzato anche l’imperdibile Metal Composite #1009 RX-78 “The Origin”, questo non può che definirsi un momento proficuo per gli appassionati di questo celebre mecha e relative interpretazioni.

LA CONFEZIONE

27 x 38 x 8 cm sono le dimensioni della confezione, analoghe a quelle degli ultimi modelli di Gundam con parti in die cast, e altrettanto elegante e tirata a lucido. Frontalmente abbiamo il nostro robottone, armato di fucile e scudo, in posizione statica ma minacciosa, con qualche logo di contorno come quello Metal Build e quello della serie Gundam Seed. Molto dettagliato il retro, con informazioni in giapponese sulla serie tv, sui materiali di costruzione del prodotto, foto esplicative sul contenuto e su qualche jimmick.

IL CONTENUTO

Troviamo il consueto alloggiamento in polistirolo, nel quale sono imballati:
- il Gundam Freedom
- le due spade con relative else
- lo scudo
- il fucile
- il braccio dello stand
- un blister di plastica trasparente
Quest’ultimo a sua volta contiene:
- le ali e gli elementi per l’attacco allo stand
- 4 paia di mani (in totale sono 5 paia: pugno chiuso, mano aperta, e tre impugnature per le armi)
- parti per l’aggancio dello scudo all’avambraccio
- il libretto illustrativo

Da notare che le ali sono riposte all’interno del blister e sono ben imballate, ma le estremità più lunghe escono dal contenitore di plastica sconfinando nel polistirolo, appositamente sagomato, quindi fate attenzione durante l’estrazione e ricordatevi di non farle inavvertitamente sbattere da qualche parte.
Molto carino il libretto, tutto a colori (e in giapponese stretto…) con foto illustrative, dettagli tecnici e parecchi schizzi che rivelano “i segreti” del mecha design.

FREEDOM GUNDAM

Il binomio Gundam-Bandai piazza un altro pezzo da 90. Fedele all’anime, tecnicamente strepitoso e dettagliatissimo, il nuovo Metal Build è un altro gokin in scala 1/100 (18 cm in altezza) composto sostanzialmente da uno scheletro in gran parte metallico, e parzialmente visibile, su cui sono state applicate parti in plastica verniciata, così da permettere ad una massa abbastanza leggera (240 grammi) di assumere le più svariate pose mantenendo al contempo una buona stabilità. Visti i precedenti, squadra che vince non si cambia, giustamente.
Parliamo proprio della posabilità, sicuramente uno dei grandi pregi del modello, insieme all’impatto estetico: paragonato al primo Metal Build, ritroviamo un doppio snodo consecutivo a livello di gomiti e ginocchia, che quindi si piegano tutte fino a 180°, il busto con bacino ruotabile e torace inclinabile (questa volta anche lateralmente), e ancora un gran lavoro per la realizzazione delle spalle. A tal proposito, per permettere qualsiasi tipo di movimento al braccio – ovvero la ruotabilità ed estensione laterale – le spalline possono essere aperte parzialmente rivelando un ingegnoso e preciso sistema a pannelli, e inoltre le spalle stesse possono anche spostarsi in avanti/indietro per permettere ulteriori allungamenti agli arti superiori.
Per quanto riguarda la parte inferiore del modellino, gli snodi a livello del bacino permettono buonissimi movimenti alle cosce/gambe, come le ampie escursioni laterali, rotazioni verso l’esterno/interno o anche la posa inginocchiata. Il classico gonnellino gundamico non vi sarà assolutamente d’intralcio, visto che è stato suddiviso in cinque parti – due anteriori, due laterali e una posteriore – tutte mobili, con un occhio di riguardo a quelle anteriori: posizionabili a piacimento grazie a due piccoli snodi a sfera, eventualmente anche rimovibili, e addirittura estendibili di qualche millimetro in senso laterale, in quanto composte anche queste da una serie di pannelli consecutivi… non c’è che dire, globalmente il livello di dettaglio è fantastico, con tante chicche tutte da scoprire. Tra queste mettiamoci anche il modo in cui l’appendice del polpaccio si sposta qualora si fletta in modo considerevole la gamba a livello del ginocchio, per consentire ulteriormente la corsa della gamba stessa. Non presente, invece, un cockpit apribile.
Fin qua la realizzazione è sontuosa, non posso fare appunti di sorta se non per il fatto che gli snodi, anche se quasi tutti in metallo, sono rigorosamente ad attrito, pertanto a lungo termine potrebbero presentarsi leggeri fenomeni di perdita di tenuta nei punti di articolazione. Ma devo dire che è un’eventualità che personalmente non temo più di tanto: il Freedom è solidissimo, e il peso degli accessori non è importante. Ali a parte ovviamente, ma di quelle parlerò in seguito.
Piccolo neo, invece, lo troviamo a livello delle caviglie. Per come sono concepite, la loro mobilità sarebbe anche buona, ma le cavigliere ne ostacolano un po’ l’inclinazione laterale, così da inquinare in parte il gran lavoro fatto su bacino e ginocchia. Sempre che vi dia fastidio il modo in cui le piante dei piedi non rimangano completamente aderenti al suolo nelle pose dinamiche, naturalmente, perchè la questione è più che altro estetica, essendo poco intaccata la stabilità. E’ comunque possibile staccare la cavigliera dal suo snodino in modo invisibile e semplicissimo, liberando i movimenti dei piedi in misura apprezzabile, aumentando anche la stabilità generale… in effetti ho parlato di “neo”, ma forse è solo una stonatura che si avverte leggermente dal momento che tutto il resto della sinfonia è splendido. Per certa concorrenza, un gran risultato sarebbe raggiungere quello che qui ho definito “neo”.  
In ogni caso, l’effetto più spettacolare e coreografico si ottiene sfruttando il bellissimo stand incluso nella confezione, praticamente identico a quello dello 00 Gundam, permettendo al Freedom di fare quello per cui è concepito e liberandone così qualsiasi movimento a cui solo la vostra fantasia  (o lo spazio in vetrina) potrà porre limite. La posa “full burst”, cioè con tutte le armi protese all’attacco, è qualcosa di esagerato che non potrebbe passare inosservato neppure a chi non sopporta i nostri pargoli robotici…  
Una seconda nota stonata su cui probabilmente dovrete chiudere un occhio è conseguenza diretta del recente abbassamento nello standard del controllo della qualità Bandai. Dopo l’RX-78 “the Origin”, questa indesiderata ventata di approssimazione ha notoriamente colpito anche la verniciatura di questo MB, che nella maggioranza degli esemplari presenta segni, piccole imprecisioni e sbavature rilevanti sicuramente più in quantità che in gravità, ma che in casi fortunatamente sporadici raggiunge picchi negativi davvero sorprendenti. Il mio modello rientra nella media: piccole sbavature sono presenti sulla spalla destra, su uno dei cannoni M15 e sul piede destro, mentre invece alle mani e al diadema è toccato un trattamento che francamente non posso definire soddisfacente. Ma complessivamente nulla di così grave, ma per dovere di cronaca devo dire che le imprecisioni sono ben più numerose rispetto alla prima uscita della serie o ai Metal Composite meno recenti. Peccato.

ARMI ED ACCESSORI

Buono tutto l’arsenale a disposizione e la quantità di accessori. Ovviamente il bello sta nel combinare a piacimento questi gingilli bellici, e complessivamente c’è da sbizzarrirsi:
- le ali, ovvero l’High Mobility Aerial Tactics (HiMAT) System: naturalmente l’aggeggino più spettacolare del lotto, dà un taglio davvero personale a questo Gundam, conferendone immediata riconoscibilità rispetto alle altre reincarnazioni viste negli anni. Consta in un sistema di ben 5 paia di ali (e 2 cannoni), innanzitutto mobili singolarmente o in coppia in senso verticale, cosi da poterle richiudere sovrapponendole oppure estendere verso l’alto fino ad altezze notevolissime (con stand ed ali aperte al massimo, il Freedom può arrivare anche ai 40 cm!). Si possono inoltre ruotare in gruppo come pure portarle all’indietro sfruttando gli snodi appositi posti nel jet pack, e insomma anche qui il lavoro è stato fatto con grande cura e progettato con precisione certosina. Tra le ali si nascondono anche i due cannoni al plasma M100 “Balaena”, sempre ruotabili e piegabili in avanti per gli attacchi frontali e per il full burst mode. Buona la verniciatura e il dettaglio, e anche il peso di queste ali è rilevante poiché se sono agganciate al Gundam tendono a trascinarlo all’indietro minandone notevolmente equilibrio e stabilità. Decisamente da sfruttare in combo con lo stand.
- scudo: ben fatto, ma non ha jimmick particolari, se non la possibilità di agganciarlo all’avambraccio o di essere impugnato da una mano.
- fucile MA-M20 "Lupus": il classico fucile laser in dotazione ad ogni Gundam che si rispetti, impugnabile con una o due mani, e posizionabile a riposo nella parte posteriore del bacino.
- sciabole laser MA-M01 "Lacerta": per il combattimento ravvicinato la dotazione consiste in queste due spade laser, che si possono anche combinare insieme in una spada a doppia lama molto lunga. Le else vanno riposte sulle parti laterali del gonnellino.
- cannoni M15 "Xiphas": montati sui fianchi del mecha, sono composti da tre segmenti che per raggiungere la posizione di attacco si aprono a fisarmonica protendendosi in avanti.
- lo stand: dotato di braccio inclinabile, estendibile, appendice regolabile, agganciabile al Gundam o alle ali… stand che è assolutamente degno di questo nome ed è indispensabile per valorizzare tutto il lotto.

CONCLUSIONI

Dettagliatissimo, ottimamente realizzato e con impatto estetico da urlo: uno stupendo gokin che consiglio caldamente a tutti, a maggior ragione se gundam-fan. Decisamente una dei concorrenti più credibili per assurgere al titolo di modello dell’anno.
Se vi è possibile, vi consiglio tuttavia di controllarlo prima di acquistarlo, visto il recente calo nel controllo-qualità di Bandai, ma solo per evitare sorprese fastidiose, fermo restando che la stragrande maggioranza degli esemplari presenta solo piccole imperfezioni di verniciatura. In ogni caso, fossi in voi non mi farei troppi problemi e non mi lascerei scappare questo gioiellino, anche perché, con l’importazione di Cosmic Group, quei 120-130 euro attualmente richiesti semplicemente polverizzano qualsiasi concorrenza come rapporto qualità/prezzo. Volete un altro consiglio? Compratelo finchè lo si trova ancora a queste cifre o poco più, perché il prezzo di un modello ambito, ma con una tiratura non esagerata come questo è destinato ad impazzire in poco tempo. L’esperienza dello 00 Gundam insegna!

Marco “Guitar Hero78” De Bon

(le foto sono state realizzate dall'autore dell'articolo)